BENIAMINO GIGLI “La leggenda”

Peripezie preaccademiche. Nel 1907 dietro consiglio del maestro di musica del duomo di Loreto, sig. Enrico Lazzarini, che aveva riscontrato nel giovinetto doti e capacità musicali non comuni, Beniamino Gigli si reca a Roma dove riesce a entrare come commesso di una farmacia. Più tardi trova posto come cameriere presso una famiglia dell’aristocrazia romana. In seguito ancora impara il mestiere di fotografo, riesce come tale ad entrare presso il Ministero della Pubblica Istruzione finchè non comincia a lavorare in proprio imparando nel frattempo varii mestieri più convenienti. Viene l’età della leva, e Gigli entra, come semplice fante, nella Caserma dell’82. Regg. Fanteria. Prima di andare militare il giovane Beniamino riesce ancora a prendere delle lezioni di canto dalla sua prima maestra signora Bonucci, e continua a tenersi in contatto di studio, per quanto glielo consente il servizio militare. Gigli benefattore. Durante il periodo bellico egli si rese ugualmente utile e benemerito della Patria e del popolo italiano, dando più di 50 concerti ” Da LO SPUNTO del febbraio 1933 a firma Dott. B.

Beniamino Gigli nato a Recanati il 20 marzo1890 m. a Roma il 30 novembre 1957. Scrivere un articolo su una “leggenda” dell’arte operistica” è molto articolato e complesso. Gigli è stato il tenore per antonomasia, capace di cantare per oltre 40 anni senza mai perdere la freschezza del suono e la sua morbidezza “stupefacente”, è il tenore che ha cantato come nessun altro. Da una mia ricerca minuziosa, le sue interpretazioni sono: 1600 recite di opere liriche; 1700 concerti dei quali molti per beneficenza, dove, in ognuno di questi, interpretava non meno di 20 tra romanze, arie classiche e canzoni; ha interpretato numerosi film; ha inciso su dischi 78 giri circa 400 brani operistici e canzoni; nel 1915 da maggio ad agosto altri concerti per le truppe. Era solito dopo la fine della rappresentazione, cantare alcune arie con il pianoforte sul palcoscenico, magari dopo avere bissato una o più romanze durante la recita. Quando venne a Viareggio nel 1930 al teatro Eden per un concerto, prima dell’ingresso si formò una calca impressionante, per cui fu necessaria la forza pubblica. È il tenore che ha cantato nei teatri più importanti al mondo, per la precisione 228 all’estero e 114 in città italiane, in molte delle quali fu presente in moltissime stagioni, lo stesso vale a dire nei teatri di secondo ordine e piccole cittadine, tramite il famoso Carro di Tespi. Durante una Carmen negli anni 20, al Teatro Metropolitan di New York, dopo la fine della romanza del fiore, e un applauso senza fine, dalla prima fila un signore gli consegnò una statuetta d’oro. Nel 1951 a Rio de Janeiro, in tante strade erano presenti sui manifesti le opere in programma con gli interpreti: il nome di Giuseppe di Stefano veniva prima del suo. Pippo andò a trovarlo per scusarsi di questo ‘sgarbo’ al Grande Maestro, ma Gigli gli rispose: “caro, “giudicherà il pubblico. Celletti nella sua opera critica sui i cantanti lirici di lui scrive che la voce di Beniamino Gigli è stata una di quelle che, dall’inizio del romanticismo ad oggi, hanno dato luogo al mito, e al culto, del tenore italiano: perfetta omogeneità di registri, smalto limpidissimo, timbro delicato e dolcissimo, ma anche pieno, pastoso, intenso, sonoro. Per quel che concerne, poi, la sicurezza dell’emissione, la flessibilità e la resistenza della gola, si può senz’altro parlare di facoltà naturali ABNORMI, affinate e potenziate da una tecnica eccellente. All’idolatria di cui fu oggetto in Germania, alla sua partecipazione a film italo-tedeschi e, infine, alle numerose recite date all’Opera di Roma durante l’occupazione nazista della città, si diede un’interpretazione politica che all’arrivo delle truppe inglesi e americane provocò manifestazioni a lui ostili, soprattutto dagli italiani. Si ritirò quindi momentaneamente dalle scene, ma dal marzo 1945 ricomparve al teatro dell’Opera di Roma in Tosca e Forza del destino, poi il Covent Garden, la Scala, il Colon, in una forma strepitosa. Quando morì nel 1957, solo l’Ambasciata Francese mise la bandiera a mezz’asta. In ultimo, dalle numerose incisione per la HMV-Victor, ho scelto 4 brani, e 2 registrazioni dal vivo da Rio de Janeiro nel 1951:. Il primo brano per la HMV :

da Loreley di Catalani “Nel verde maggio”  incisione febbraio 1923

il secondo: da l’Africana di Meyerbeer “Mi batte il cor..O Paradiso”  incisione 27-12-1928 

Un brano difficilissimo, che Gigli riesce a dominare in assoluto, già nella “O” di “O Paradiso” nonostante la difficoltà, lo rende incredibilmente facile, di seguito “dall’onde uscito”  morbidezza, facilità di emissione, nella successiva “fiorente suol” un legato da urlo, il colore della voce sublime, nel “tu m’appartieni”  quel “tu” infinito ! di rara bellezza, continua con passaggi perfetti, fiati incredibili, e quella dizione perfettamente scolpita.

         

il terzo: da I Pescatori di perle di Bizet “Mi par d’udir ancor”  incisione 18-12-1929 nonostante altri straordinari tenori abbiano lasciato incisioni superlative, questa raggiunge un livello assolutamente inarrivabile per interpretazione, intenzione, tecnica, canto a fior di labbra, un soffio celestiale di note magistralmente scolpite.

il quarto: da La Gioconda di Ponchielli “Cielo e mar”  incisione 18-12-1929

1951 Rio de Janeiro registrazione dal vivo, l’inarrivabile artista, canta da La Forza del Destino “O tu che in seno”

sempre Rio de Janeiro 1951 da M. Lescaut “Guardate pazzo son”  pensate, questo TENORE era ultrasessantenne.

nel suo studio il meritato riposo del grande MAESTRO 1956.

  

 

 

 

 

 

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